A caldo è difficile capire come possano andare le cose di là da venire; si fa ancora fatica a metabolizzare quelle appena accadute. Ora che José Mourinho è appena entrato a far parte del passato della Roma resta da capire che tipo di presente sarà possibile per il club senza di lui.
Quando diciamo club, intendiamo ognuna delle componenti che attorno alla Roma ruotano, a cominciare da quelle chiamate troppo poco in causa fino a stamattina, cioè finché c’è stato il più ampio dei parafulmine immaginabili per un club che ha dovuto fare i conti – in tutti i sensi – con possibilità contingentate dai paletti finanziari sul mercato; con il caso più unico che raro di un direttore generale (definito in modo forzato direttore sportivo) dimissionario in anticipo sul termine effettivo della propria operatività; con una serie di giocatori per ragioni variegate definibili a mezzo servizio, compresi alcuni dei più celebri e blasonati; con una soglia molto variabile di sacrificio e dedizione alla causa da parte di più di uno tra i suddetti. Potrà sembrare un paradosso ma, visto tutto il battage cittadino dei mesi scorsi, con i consueti frazionamenti tra correnti d’opinione, adesso veramente avremo una serie di risposte su quanto effettivamente vale la Roma, a livello di caratura tecnica e di dedizione alla causa da parte dei suoi leader, o presunti tali potrebbe precisare qualcuno con malizia. E, se permettete, anche con la possibilità di chiamare in causa quella specie di convitato di pietra che è la dirigenza Friedkin, sempre troppo poco chiamata in causa e ora straordinariamente reattiva quanto a tempistiche decisionali. Segno che anche per loro andava “estirpata” l’epoca del tecnico portoghese dal presente e dal futuro del club. Ora, ci sentiamo di porre alla dirigenza la domanda che già da tempo ci frullava in testa, prendendola in prestito dal maestro Califano: – Sì, d’accordo, ma poi? -; con la differenza che la Roma non può concedersi un resto di stagione improntato alla noia.
Del successore non parliamo, perché al netto di un nome che gronda appartenenza e blasone in chiave romanista, non ha fatto parte fino a oggi di una realtà della quale vogliamo capire l’effetto valore. Capiremo in seguito cosa sarà stato in grado di aggiungere Daniele De Rossi, ma è un altro discorso.
L’ultima parte della nostra riflessione la riserviamo ai tifosi, a tutti i tifosi della Roma, non soltanto a quelli che entusiasticamente hanno riempito l’Olimpico una partita dopo l’altra, per un tempo geologico se riferito all’alternanza dei risultati e delle prestazioni. I loro umori vanno rispettati tutti, indipendentemente da quanto e come pagano per la causa giallorossa e, pur con tutte le sfumature di differenza tra quello che hanno pensato dell’ex allenatore della Roma, a loro alla fine bisognerà rendere conto, anche per far capire alla gente come sono andate veramente le cose e come, senza Mourinho, andranno redistribuiti meriti e colpe in percentuale. Chissà che per fare questo non arrivi, nel frattempo, anche un dirigente che conosce il popolo della Roma.
Paolo Marcacci
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