Il Lecce ha un monte in ingaggi di 18 milioni, il più basso di tutti, eppure quest’anno è partito benissimo in campionato. Molti giocatori sconosciuti ai più, che si rivelano giovani prospetti interessanti. Continue plusvalenze e il ritorno alla vittoria nel campionato Primavera, il tutto condito anche da qualche colpo ad effetto, dei più impronosticabili: un esempio si tutti Umtiti, arrivato in Salento dal Barcellona. La regia di questi successi sportivi è di Pantaleo Corvino, uno dei direttori sportivi più stimati e riconosciuti in Italia.
Il DS del Lecce si è raccontato ai microfoni di Professione DS, parlando della sua esperienza a casa sua, il Lecce: “Sono tornato a Lecce dopo tanti anni, in una squadra che aveva bisogno di iniziare un nuovo ciclo. Anche per necessità abbiamo deciso di fare un calcio sostenibile, lo facciamo più con le idee che con il portafoglio. Abbiamo iniziato a ripatrimonializzare il Lecce partendo dalla Serie B e riportandola in A, e non è stata una passeggiata, e riportando anche la Primavera a essere campione d’Italia”.
Un avvio che ha spiazzato tutti quello dei salentini, partito con la vittoria all’esordio contro la Lazio di Sarri, e proseguito macinando punti importanti in ottica salvezza, ma Corvino non è stupito:
Negli ultimi anni, al centro delle attenzioni giornalistiche, ma anche di polemiche e narrazioni ci sono gli allenatori, da Allegri a Sarri, da Inzaghi a Mourinho. Corvino ricorda uno degli allenatori che più sono stati capaci di valorizzare i calciatori da lui acquistati, e che hanno lasciato un segno, per gioco e risultati, nella storia del Lecce. “Zeman l’ho portato io a Lecce, osai portarlo dopo tanti esoneri e dopo una retrocessione in Serie C.
Oggi nella Capitale, visti gli scarsi risultati raccolti sino ad ora in classifica, si parla molto di Sarri e Mourinho: “Sono due allenatori straordinari, uno con l’arte di vincere e l’altra con l’arte di fare, ma una non esclude l’altra. Allenatori con caratteristiche diverse che hanno tutto per portare le squadre in Champions, la Roma ha una rosa all’altezza delle altre”.
“Io nella Roma prenderei prima di tutti i calciatori Tiago Pinto, lo metterei sul piedistallo. Un dirigente che deve partire ogni anno a vendere e poi andare a comprare a mercato avanzato senza gravare sui conti. Nella Lazio… Io sono molto appassionato dell’arte del fare, il Presidente Lotito è affiancato da un grande allenatore, sono una bella coppia”.
Il calcio da quando Pantaleo Corvino lasciò una possibile carriera in aeronautica voluta dal padre per iniziare a gestire rose e squadra di calcio, è molto cambiato. Ma la linea costante nella sua carriera rimane la grande attenzione nella valorizzazione dei giovani:
Prima il mercato si faceva con i gettoni della cabina telefonica. Adesso è un calcio totalmente diverso, ma si gioca sempre sul terreno di gioco e si gioca sempre 11 contro 11. La mia vocazione verso i giovani parte dalla terza categoria, poi nei professionisti ho trasferito questa mia passione nelle squadre dove ho lavorato, volendo sempre essere anche responsabile del settore giovanile. A Lecce abbiamo conquistato l’ottavo titolo italiano. Dalla Casarano con Miccoli, a Lecce dove sono venuti fuori dai Vucinic, a Ledesma, a Bojinov, a Fiorentina ho aiutato a crescere Bernardeschi, Chiesa, Vlahovic. L’altro giorno a Lecce ha debuttato Dorgu che è un 2004.
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