Posti di lavoro a rischio, libertà individuale e privacy in pericolo, ulteriori squilibri a livello di potere tra chi possiede una grande mole di dati e i comuni cittadini. Questi sono solo alcuni temi che negli ultimi tempi stanno affollando i giornali, relativamente alla crescita esponenziale delle possibilità che fornisce l’intelligenza artificiale. Alcuni si preoccupano anche dell’avverarsi di scenari distopici visti solo in alcuni film di fantascienza. Ma sulla natura dell’intelligenza artificiale Meluzzi ha le idee molto chiare: “L’intelligenza artificiale non fa paura perché non esiste. Ci sono solo dei sistemi di calcolo sempre più potenti che aiuteranno alcuni uomini ad aumentare il controllo su altri esseri umani. Questa è la cosa veramente spaventosa. Non che ci sia una intelligenza artificiale che si dota di coscienza ed emozioni e ci scappa di mano“.
Il tema della possibile presa di coscienza dell’IA è fuori discussione anche per Alberto Contri, che riporta la discussione all’ambito della superiorità dell’essere umano sulla macchina: “I dati sono dati, sono cose amorfe, mancanti di significato. Anche dal punto di vista del marketing si dice che il futuro sarà dei dati, ma l’algoritmo non è altro che un ammasso di dati. Il concetto di fondo che esiste qualcosa di superiore, una coscienza che è comunque superiore ai dati, mi sembra tanto chiaro che non capisco come ci siano persone che vanno dietro a questa idea che i dati cambieranno la nostra esistenza“.
Questo però non significa che i pericoli legati al crescente utilizzo nelle nostra quotidianità non possa portare a pericoli molto concreti, avvisa Duranti: “Affidare la nostra conoscenza, le nostre decisioni, i nostri piaceri ad una macchina programmata da altri, è un qualcosa che non possiamo permetterci. Mettiamo in mano a chi ha i dati uno strumento potentissimo. Noi abbiamo, delegando la nostra vita ai sistemi digitali, alzato il livello di rischio che tutto quanto si riduca al dominio di una elité nei confronti di tutto il resto del mondo. Passando per il digitale diamo in mano a pochi la possibilità anche di farci credere che gli asini che volano“.
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