Una partita faticosa, a tratti anche da guardare, osservatori neutrali compresi. Un’Inter subito convincente, una Juventus convinta di poterla riprendere, la partita che all’andata si era fatta acciuffare in extremis.
Chiesa – Di Maria – Milik continuano fino alla fine a procacciare profondità a colpi di combinazioni rapide ma mai finalizzate con la spietatezza che occorrerebbe.
Se il risultato non è in equilibrio dal quarto d’ora in poi, la partita invece galleggia tra il presidio territoriale bianconero e i ribaltamenti di fronte di Brozovic (capitano dopo l’uscita di Lautaro) e compagni. Non mancano gli interventi di Onana e Perin, quest’ultimo strepitoso su Mkhitaryan al minuto 73.
Con gli ingressi di Gosens e Correa Inzaghi nel finale intende proteggere il vantaggio tenendo alti il chilometraggio e i giri del motore, mentre dall’altra parte, dopo un’era geologica, si rivede Pogba: la girandola dei cambi sembra rendere più sicura l’Inter e meno produttiva la Juventus, che sembra crederci ogni minuto di meno, anche perché i nerazzurri tengono la palla sempre più distante da Onana.
Abbarbicata al gol segnato da Federico Dimarco, uno degli infaticabili di Simone Inzaghi, l’Inter raggiunge la prima delle finali che ha messo nel mirino in questa primavera: la meno importante, certo, ma anche quella che sancisce il primo parziale obiettivo di un tecnico al quale, stando a molti resoconti dall’interno della galassia interista, un mese e mezzo fa non dava più retta nemmeno il gatto di Appiano Gentile.
Paolo Marcacci
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