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90 miliardi di crediti (tre finanziarie) perduti per sempre: la colpa – e l’interesse – sta ai piani alti

I crediti d’imposta maturati a fine ottobre soltanto col Superbonus si aggirano a circa 42 miliardi, con una proiezione a circa 60 miliardi di detrazioni previste a fine lavori, con un buco rispetto alla previsione di 38 miliardi che pesano sulle casse dello Stato. E anche se non disponiamo dei dati certi sui crediti maturati, disponiamo invece degli stanziamenti inseriti di volta in volta nei vari decreti denominati “aiuti”, che dall’ultimo trimestre 2022 e fino al 2023 (primo trimestre) si aggirano a circa 32 miliardi quali benefici complessivi per le sole imprese.
Pertanto, sommando i circa 32 miliardi dei crediti di bonus energia ai 60 miliardi di crediti da superbonus, arriviamo ad oltre 90 miliardi, cioè circa tre volte la legge di bilancio. Resta soltanto il dubbio di quanta parte di questi fondi sia già stata compensata oppure sarà compensata negli anni successivi e quanti di questi fondi giacciano nei cassetti fiscali dei beneficiari o dei cessionari. Una cosa però è certa: i bonus energia hanno una data di scadenza molto ravvicinata, fissata per il 30 giugno 2023 sui fondi 2022 e al 31 dicembre 2023 su quelli stanziati il primo trimestre del 2023.

Ecco perché occorre dare impulso ai crediti fiscali, altrimenti corriamo il rischio che una parte di questi fondi non compensati vengano definitivamente persi. Questa notizia in realtà si porta dietro un commento abbastanza ovvio: io credo che una parte importante di questi crediti andranno persi, e non per caso, ma per scelta scelta non del Governo italiano ma dell’Unione europea come io vi spiego ormai da tempo su queste vicende. Quella gabbia di matti che coltiva un pensiero neoliberista fisso basato sul “dobbiamo abbassare l’inflazione attraverso l’aumento dei tassi della BCE”, “dobbiamo tagliare la spesa pubblica”, “dobbiamo fare il pareggio di bilancio”, cioè le litanie del pensiero unico neoliberista che stanno affossando l’economia e le imprese da ormai vent’anni, purtroppo continuano.
Questo blocco di crediti sul bilancio dello Stato sarebbe un peso che i mercati non digerirebbero, quindi è tutto interesse loro premere sull’Unione Europea perché a sua volta prema sullo Stato italiano per dire “fate di tutto ma cercate di fare saltare queste partite“.
Vedremo se nei prossimi mesi questa mia previsione si avvererà oppure no.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene

Valerio Malvezzi

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