Dal 2014 fotoreporter nel Donbass, ma il suo nome è celebre solo ultimamente. In particolare dopo il 24 febbraio 2022, quando scoppia la guerra tra Russia e Ucraina che lui continua a raccontare con particolare attenzione ai territori russofoni, per i quali non cambia moltissimo a confronto col resto della popolazione visto che la guerra lì è di casa: per questo Giorgio Bianchi concorda con chi la definisce tutt’oggi una “guerra civile”, ma condannandone la narrazione manichea: “Dobbiamo uscire dal tifo da stadio, perché quello che a me fa impressione oggi è vedere due schieramenti che parteggiano per una fazione rispetto all’altra e che spesso auspicano l’annientamento di una parte rispetto all’altra. Noi ci dobbiamo ricordare che lì siamo di fronte a una tragedia epocale e quelle persone che ho fotografato subiscono dall’una e dall’altra parte le conseguenze della guerra. I russofoni l’hanno subita per otto anni, gli ucraini dal 24 febbraio“.

Al contrario di quanto avvenuto recentemente in Italia, dove il suo nome è stato perfino inserito in una lista di filoputiniani dalla stampa mainstream, “Mi preme ricordare che tra le persone che ho incontrato in questi anni non c’è stato mai odio nella società civile ucraina del Donbass, ma v’è stato odio nei confronti delle formazioni paramilitari, nei confronti delle istituzioni e nei confronti della NATO, vista come il grande sponsor di questa immane tragedia. Addirittura si diceva sempre che i soldati di leva, i coscritti, quelli che sono lì in unforme perché obbligati spesso sparavano lontano dalle case cercando di evitare danni al limite del possibile, cosa che oggi stanno cercando di fare anche i russi, perché quello viene visto come uno stesso popolo, seppur con le dovute differenze.
Purtroppo non ho avuto modo di fare un racconto analogo dell’altro fronte perché le autorità ucraine me l’hanno sempre impedito a partire dal 2015
“. Nel 2018 perfino un tentativo di arresto “e nello stesso anno ho dato vita e ideato un documentario presentato nel 2021 al Trieste Film Festival dal nome “Divided” che tenta di raccontare questo conflitto dai due lati del fronte. Documentario che purtroppo fatica a trovare distribuzione“.

E per quanto riguarda gli ultimi avvenimenti?

Oggi la situazione è mutata radicalmente perché è mutata la strategia russa in Ucraina. I russi si sono ritirati da Kherson “evitando che si ripetesse quello che era successo a Stalingrado con i tedeschi, vale a dire 30mila uomini chiusi in una sacca, perché se gli ucraini avessero fatto saltare il ponte Antonovsky lasciando queste truppe isolate dai rifornimenti, presto o tardi sarebbero stati massacrati.
I russi hanno avuto il coraggio di sopportare un danno enorme di immagine, quello che Hitler non fu in grado di fare a Stalingrado portando alla distruzione completa la sesta armata. I russi si sono ritirati dando vita a un’altra strategia che potrà essere portata avanti durante l’inverno con l’utilizzo di un semplice telecomando che può distruggere le infrastrutture energetiche e civili dell’Ucraina. E’ una strategia che sta mettendo il Paese in ginocchio
“.

Per Giorgio Bianchi “negli Stati maggiori, in particolare quelli angloamericani, ci si è accorti che l’Ucraina non potrà reggere l’inverno in queste condizioni perché i russi hanno missili da buttar via, compresi questi droni suicidi che altro non sono che missili modificati. Possono mandare a saturazione le difese contraeree, che ne distruggono il 50-60%, ma il 40% arrivano al bersaglio e si tratta di enormi quantità. Gli ucraini privilegiano come bersaglio i missili destinati a strutture militari e caserme, quindi il resto va a colpire le infrastrutture civili: così l’Ucraina non riuscirà a sopravvivere all’inverno, e questo la porterà a sedersi a un tavolo di trattative in condizioni di svantaggio, mentre la Russia potrà starsene tranquillamente ad aspettare la fine dell’inverno avanzando lentamente nei territori di Donetsk e Lugansk, mettendo in sicurezza le ex repubbliche autonomiste e procedendo alla distruzione sistematica delle infrastrutture ucraine in modo tale che poi la società civile chieda al governo di sedersi a un tavolo“.

Cosa che parallelamente accadrà in Europa? “I cittadini europei si accorgeranno che questa guerra è segnata e chiederanno alle istituzioni di obbligare l’Ucraina a sedersi a un tavolo di pace“.