Nella tarda e stanca civiltà occidentale si sta affermando una nuova moda, la moda della scuola senza voti. La nuova tendenza è quella di creare istituti che promuovano una scuola senza voti. Fino ad oggi gli studenti da sempre erano stati valutati secondo un sistema di voti, che permetteva allo studente di impegnarsi per ottenere risultati valutati in maniera più o meno obiettiva.

A Verona è partita l’esperienza di una scuola senza voti, un istituto che rischiava di chiudere ora è un successo.
È vero che la scuola non serve a conseguire voti, e chi si forma a scuola non lo fa con l’obiettivo ultimo di ottenere un buon voto. Tuttavia sarebbe un grave errore pensare che il voto sia un fine ultimo. Il voto è il mezzo per promuovere nei giovani in formazione l’impegno e lo zelo, di modo che si impegnino per poter ottener un buon voto e quindi si dedichino alla disciplina, che non è inferiore a quella che viene dispiegata nel mondo del lavoro.
Il voto è funzionale a raggiungere la formazione e non viceversa. Ecco perché rimuovere il voto finisce per indebolire ulteriormente la formazione e la qualità degli studenti. La scuola non è più quella della riforma di Gentile, ma è sempre più un luogo di addestramento al pensiero unico. Senza il voto si produce ancor più una società omologata, indifferenziata in cui nemmeno ha più senso adoperarsi con zelo per ottenere dei risultati.

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