Quando arrivò la guerra il sistema mediatico smise di monopolizzare il discorso pubblico con l’epidemia. Quando poi arrivarono le elezioni, ecco che il sistema mediatico cessò di martellare l’opinione pubblica con la guerra. Intelligenti pauca, a chi capisce basta poco per capire.
La verità – non detta perché indicibile – è che troppo spesso confondiamo la realtà con la narrazione che di essa fanno con solerzia i monopolisti del discorso, i quali sono sempre più palesemente i nuovi sofisti post-moderni che fanno sì che i cavernicoli non trovino via di fuga dall’antro caliginoso della non levigata illibertà.
I sofisti postmoderni sono coloro i quali da mattino a sera vanno elaborando quadri ideologici di glorificazione dei rapporti di forza dominanti, che ci ripetono a pie’ sospinto che dobbiamo convivere nell’antro perché il migliore dei mondi possibile. There is no alternative (‘non c’è alternativa‘) è il logoro ritornello che vanno ripetendo.
Perciò il primo gesto di un sapere autenticamente critico dovrebbe essere quello di demistificare le narrazioni dominanti, per provare a restituire un’immagine della realtà non manipolata ideologicamente a beneficio dei gruppi egemonici, vale a dire quei gruppi apolidi senza Patria e senza frontiere che mirano ad abbattere ogni confine dimodochè il mondo intero venga fagocitato dalle logiche illogiche del profitto neocannibalico (pudicamente chiamato Neoliberismo).
Per la ragion critica dovrebbe ormai essere chiaro come il sole che l’ordine liberale si fonda ormai stabilmente sull’emergenza permanente, che sia quella bellica o quella epidemica, quella climatica o quella energetica.
Da una diversa angolazione possiamo dire che lo stato di emergenza è il nuovo fondamento dell’ordine neoliberale, e lo stato d’emergenza trapassa senza posa in stato d’eccezione permanente: governare nell’emergenza, con l’emergenza e per l’emergenza. Questa è la nuova essenza dell’ordine neoliberale. Per questo motivo l’emergenza non verrà meno, anzi, ragionevolmente vedremo comparire sempre nuove emergenze, in conformità con il nuovo paradigma governamentale.
Tutto è partito due anni fa dall’emergenza epidemica e adesso, come volevasi dimostrare, stiamo assistendo con impotenza glaciale alla comparsa di sempre nuove emergenze all’orizzonte. Non solo quella climatica ma anche quella energetica: già si parla senza pudore – come se fosse la cosa più ovvia del mondo – di lockdown energetici per l’autunno. Del resto ce lo chiede la NATO, ce lo chiede l’Europa.
Si parla anche in prospettiva di lockdown climatici, un’ipotesi che ai più potrà apparire come semplice fantascienza, come variazione sul tema orwelliano, e che tuttavia, in coerenza con ciò che stiamo vivendo da due anni e mezzo, propri0o perché orwelliana e antiscientifica, potrebbe essere davvero realtà prossima.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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