1993-2008: gli anni della Roma targata Franco Sensi. Il Presidente del terzo scudetto giallorosso conquistato nella stagione 2000-2001. Un patron passionale e in aperta polemica con le grandi potenze del calcio settentrionale. Franco e donna Maria: binomio indissolubile.

Il 17 agosto 2008 ci lasciava uno dei personaggi certamente più influenti del pallone italiano, oltre che sagace imprenditore del settore del petrolio, del turismo e non solo. L’eredità nella gestione societaria della Roma venne portata avanti dalla figlia Rosella dal 2008 fino al 2011. Un’epopea indelebile nella memoria dei tifosi giallorossi che ricordano sempre con affetto e commozione quel periodo.

Ai microfoni di Radio Radio Lo Sport è intervenuta Rosella Sensi che ha ricordato la figura paterna. Omaggio doveroso ad un protagonista assoluto dell’universo calcistico dello stivale. Franco Sensi e la sua creatura: “Finché vivrò la Roma non la lascio“.

Il tributo del Direttore Ilario Di Giovambattista

L’intervista live con Rosella Sensi

Gli albori da Presidente

Questa storia è stata detta e ridetta ma è sempre bello rievocarla. Nonno fu tra i soci fondatori della Pro Roma ma papà è stato anche Vice Presidente della Roma negli anni sessanta con Anacleto Gianni. Quando all’inizio degli anni novanta prese la gestione del club provò a dircelo come domanda, ma poi ci disse chiaramente che aveva preso la società e noi eravamo contenti per lui. In avvio divideva le quota con Mezzaroma ma poi, dall’8 novembre 1993 divenne unico Presidente a tutti gli effetti“.

Gli ultimi momenti con Totti e Montella

Lui purtroppo passò gli ultimi giorni al Gemelli in terapia intensiva, nonostante fosse assolutamente cosciente e vigile. Chiese espressamente di stare con Francesco Totti e Vincenzo Montella. Il 29 luglio lo vennero a trovare nel giorno del suo compleanno. La Roma ha accompagnato papà fino agli ultimi istanti“.

Il grande giorno dello scudetto

Il giorno dello scudetto non si era sentito bene perché la tensione era altissima. Quella sera mi disse: “Ma li ho resi veramente felici?”. Quella notte era stremato perché la sua preoccupazione principale era rendere felici i tifosi. Il giorno della morte al Campidoglio c’erano persone che piangevano come fosse morto il loro papà o il loro nonno. Ancora adesso ricordare questo mi emoziona“.