“Non posso mentire al pubblico“, questo è l’obiettivo quotidiano di Fabio Duranti. Nessuno più sembra seguire le proprie attitudini, andando dietro a ciò che invece concede la notorietà. Tuttavia, questo porta ad auto-attribuirsi dei titoli che in realtà non si possiedono. È quanto accade nelle tv italiane, ultimamente molto criticate soprattutto per come è stata affrontata la questione della guerra in Ucraina all’interno dei loro salotti. La garanzia di permettere a tutti di esprimere la propria opinione deve essere garantita, ma il modo moderno di fare focus group televisivo fa spesso sfociare il contesto in sterili dibattiti che si concludono nel nulla, volti esclusivamente ad alimentare polemiche e litigi.
La differenza tra giornalismo e spettacolo, nel quale viene data voce alla “guerra del litigio“, è molto semplice: il primo guarda al contenuto, il secondo allo share. All’interno di questo circolo vizioso tutti sono contro tutti e, oggi, diventa estremamente difficile trovare al suo interno prodotti giornalistici davvero interessati alla realtà. Tutto questo crea una grande confusione, un elemento che determina il grande successo di questa tipologia di programmi. Un caso emblematico del moderno prodotto televisivo è il recente scontro fisico tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini nel Maurizio Costanzo Show, scoppiato in seguito a un’opinione espressa dal cantante Al Bano su Vladimir Putin e la situazione attuale.
Sul tema ha svolto un editoriale Fabio Duranti nel corso di ‘Un Giorno Speciale’.
“Prima c’era un’autorevolezza diversa e soprattutto le persone seguivano le loro attitudini nel fare le cose. Oggi si segue soltanto quello che può dare notorietà, dominio e senso di potere. Quindi il medico che si trasforma in attore televisivo, autoreferenziandosi con titoli che non ha. Spesso mi è capitato di intervistare persone che mi chiedevano di inserire come sottopancia ‘virologo’, ma in realtà nella vita faceva tutt’altro. Ho rifiutato e ho cancellato l’intervista. È un gesto forte, ma non posso mentire al pubblico. Tutto questo ha creato spettacolo ed è giusto dire oggi ‘troppi talk show’.
Esiste però una semplicissima differenza tra giornalismo e spettacolo televisivo, tra ciò che è comunicazione e interazione continua, quotidiana e in diretta con le persone, e il talk show. Nel caso di quest’ultimo si fanno la guerra degli ascolti, nelle prime serate gli uni sono contro gli altri, la guerra del litigio, chi la spara più grande, chi litiga con la voce più alta e il giorno dopo si ritrovano sul giornale non per i contenuti ma per la rissa, che le persone guardano perché vogliono essere inebetite e quale migliore occasione per inebetirle!”
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