“Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all’estero in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell’Ucraina”. Questo l’incipit del comunicato con cui l’esecutivo Draghi ha annunciato il nuovo stato di emergenza per la crisi ucraina approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 25 febbraio.
Lo stato d’emergenza è una condizione giuridica determinata da eventi eccezionali approvata con l’obiettivo di rendere l’azione istituzionale più rapida rispetto al tradizionale iter burocratico. Il fine è la deroga dalle comuni norme di legge purché vengano rispettati i principi generali dell’ordinamento.
Il nuovo stato d’emergenza ripercorre lo stesso percorso del decreto approvato per il Covid-19 e prorogato fino al 31 marzo. La materia è disciplinata dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225 e prevede che lo stato d’emergenza possa essere deliberato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, o, su sua delega, di un Ministro con portafoglio. Il nuovo stato d’emergenza resterà in vigore fino al 31 dicembre.
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri è strettamente connesso con la guerra in Ucraina e si pone l’obiettivo di potenziare le decisioni che l’Italia, assieme ai Paesi alleati, ha assunto nel contesto della NATO. Come spiega il comunicato del Consiglio dei ministri, lo stato d’emergenza “include l’attivazione di una serie misure relative al rafforzamento della postura militare a fronte della grave situazione di crisi in atto”.
Il decreto interviene in diversi ambiti, particolarmente sensibile il capitolo energia, dove il governo prevede misure di razionalizzazione sulla base delle necessità del fabbisogno di gas. Le misure vanno dall’accoglienza dei rifugiati fino alle misure militari per il sostegno dell’Ucraina:
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