Continuare ad inviare armi all’Ucraina? Questo l’interrogativo che serpeggia nelle cancellerie dell’Occidente. L’invio di ulteriore materiale bellico a Kiev rischia infatti di prolungare in maniera determinante il conflitto con conseguente aumento di vite umane. Le conseguenze potrebbero essere un processo di balcanizzazione dell’Ucraina e la ripetizione di un modello Afghanistan.
La differenza netta tra il potenziale bellico russo e quello ucraino pone infatti pesanti dubbi sull’efficacia di una strategia bellica basata sull’invio di armi. Il sacrificio del popolo ucraino in una resistenza coraggiosa ma disperata interroga la coscienza dell’Occidente. Per il prof. Enrico Michetti pesanti interrogativi incrinano le sicurezze degli interventisti occidentale.
Tale posizione sembra infatti favorire una possibile escalation militare dagli esiti potenzialmente disastrosi. Spunta allora una domanda inquietante: “Cui prodest?”. A chi giova un conflitto di lungo periodo, una possibile infausta frammentazione dei carichi di armi e l’immane perdita di vite umane?
L’intervento in diretta del prof. Enrico Michetti
“Rimango sgomento da questo clima di esaltazione che c’è e soprattutto da un’informazione totalmente unilaterale e alle volte totalmente fantasiosa. Quando si dice che uno Stato come la Russia, in guerra da setta anni in quei luoghi e che ha un conflitto sulla porta di casa, tra 15 giorni è come se svenisse improvvisamente, si coltiva una dimensione irreale senza dire la verità cioè dei rapporti di forza iniqui e che stiamo mandando un popolo al massacro. Alcune testate hanno messi alla berlina chi è contrario all’invio di armi, questo mi lascia sgomento”
“L’offensiva russa sarà tanto più accesa tanto più noi irrobustiamo di armi gli ucraini. Se noi vogliamo un conflitto permanente allora diamo le armi. Pensiamo al conflitto tra Israele e Palestina. Se diamo le armi il conflitto diventa permanente. La comunità internazionale dovrebbe con grande equilibrio dovrebbe trovare una soluzione pacifica. Ci sono tante influenze, tanti interessi. Le guerre sono la parte orribile che vediamo ma anche una parte più orribile che non vediamo: influenze economiche, politiche e di gruppi di poteri. Ci sono tanti interessi che non si vedono”
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