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Di Battista si scaglia contro i ‘giornaloni’ ▷ “Il vero problema sono gli enormi agglomerati mediatici”

Non si può parlare di democrazia sana e compiuta senza quello che Orson Welles avrebbe chiamato “Quarto potere”. Non solo per importanza, il valore della libera stampa è equiparato agli altri cardini dello Stato, divisi da Montesquieu in legislativo, esecutivo, giudiziario. Se in Italia avvengono ancora oggi certi contrattempi nella vita democratica è anche a causa di un’informazione che non gode di ottima salute.

Sollecitato dalla domanda di un ascoltatore in diretta, Alessandro Di Battista ha spiegato perché i media nostrani faticano a raggiungere l’indipendenza. Editori impuri e conflitto di interessi sono per il politico il vero problema di alcuni grandi gruppi editoriali italiani e delle testate che guidano: Elkann – Repubblica e Stampa, Angelucci- Libero e Il Tempo, Berlusconi- Il Giornale e Mediaset, Sole 24 Ore – Confindustria.

Ecco il parere dell’ex deputato Alessandro Di Battista in diretta a Lavori in Corso, con Stefano Molinari.

“Per me ci dovrebbe essere una vera riforma sul tema del conflitto di interessi. Perché il conflitto di interessi sappiate che riguarda anche il tema dell’informazione. Il problema drammatico dell’informazione in Italia si chiama editore impuro, ovvero dei pezzi grossi dell’industria, dell’economia, della politica che detengono di fatto proprietà dei giornali. Questo è il problema grande. Poi, ripeto, si può condividere o meno la linea del Fatto Quotidiano o di Tpi, giornali per i quali collaboro, ma sono senz’altro giornali indipendenti. Il tema è che ci sono giornali come Il Tempo, dove ci lavorano tra l’altro persone bravissime, che appartengono a un senatore di Forza Italia (Il Tempo e Libero). Oppure come Il Giornale del gruppo Mondadori che appartiene a Berlusconi. Oggi Repubblica e La Stampa appartengono agli Elkann e agli Agnelli. Il Sole 24 Ore appartiene a Confindustria. Fondamentalmente abbiamo degli enormi agglomerati mediatici che vengono controllati da persone che magari non hanno interesse a spingere sulla libertà di informazione, ma utilizzano o vogliono utilizzare i propri possedimenti mediatici per salvaguardare i loro schieramenti politici o i loro interessi economici e aziendali”.

Lavori in Corso

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