Scriveva Karl Kraus che “la guerra in un primo momento è la speranza che a uno possa andar meglio, poi l’attesa che all’altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l’altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio”. Possiamo ragionevolmente sostenere che fa un certo effetto, invero, sentire accuse contro Vladimir Putin da Joe Biden. Sì, proprio quel Biden che, a suo tempo, esortò la Nato a bombardare la Jugoslavia. E che ora va dicendo che “Putin è un macellaio”. Gli Usa come dovrebbero dunque essere definiti, se contiamo tutte le guerre da loro fatte? Come il “regno della libertà”? Come la “più grande democrazia del mondo”?
L’arcobalenico vegliardo Biden ha davvero definito Putin un “macellaio”, asserendo altresì che “non può rimanere al governo”. Con ciò, Biden ha certificato che la monarchia del dollaro non cerca la pace. Al contrario mira a un cambio di regime in Russia, secondo il loro classico modus operandi imperialistico. La monarchia del dollaro vede da sempre in Putin un nemico da abbattere. E ciò in ragione del fatto che Putin rappresenta scandalo e follia per la civiltà del dollaro, poiché non si piega servilmente a Washington ma pretende anzi di far essere autonoma e sovrana sul piano politico, geopolitico, militare e culturale la Russia.
Insomma, Putin fa rabbia agli americani dacché anziché capitolare al cospetto di Washington oppone resistenza. Per questo, ciò che sta accadendo in Ucraina rappresenta il casus belli ideale per il Leviatano a stelle e strisce, vuoi anche il momento della possibile resa dei conti finale con l’aborrita Russia di Putin. Il lessico grezzo, volgare e aggressivo impiegato da Joe Biden è perfettamente in linea con quello dei suoi predecessori e, più in generale, con le sciagurate tendenze imperialistiche statunitensi.
Finora gli Stati Uniti d’America si sono tenuti in disparte, o più precisamente hanno mandato avanti l’Ucraina e poi l’Unione europea. È come se gli Usa stessero attendendo il kairos, il momento opportuno per intervenire, per portare guerra verso la Russia. Abbiamo a che fare con un colosso, la Russia, appoggiata da un altro colosso, la Cina. La situazione è quella che avevamo preannunciato: o un ritorno auspicabile a due blocchi contrapposti e in equilibrio o, ipotesi peggiore, uno scontro mondiale tra quei due blocchi.
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