E’ una curiosa idea di equità, quella che propone la religione neoliberista. Un po’ come dire che lo Stato debba aiutare il più forte e non il più debole. Non si peritano neppure di nascondere le loro reali intenzioni. Tanto sanno bene che la retorica mediatica farà il resto. D’altra parte non una campana si è levata nel nostro Paese contro tale palesemente ingiusto disegno, sottoscritto dal nostro stesso Primo Ministro nel documento “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid”. Anzi, sono prontamente tutti accorsi ad osannare la competenza.
Due concetti sto esponendo. Il fatto che Mario Draghi ha palesemente preso una direzione a sostegno del mondo corporate. Le piccole e medie imprese, che sono il nervo del nostro Paese, non sono ancora pronte per quel mondo. Eppure vengono abbandonate a se stesse, sembra che non facciano più parte dei giochi.
Il secondo concetto è il seguente: non è una novità che il professor Draghi avesse questa impostazione. Già negli anni 90′, quando era Direttore Generale del Ministero del Tesoro, fu uno dei principali artefici delle privatizzazioni del nostro Paese.
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