È impossibile non discutere di ciò che è accaduto sulle piazze, segnatamente a Roma, sabato scorso. Abbiamo assistito purtroppo a scene di violenza inaccettabile, inaccettabili da ambo le parti. Sia da parte dei manifestanti, che pur erano con ottime ragioni in piazza contro l’infame tessera verde della discriminazione a norma di legge e del controllo bio-politico, totale e totalitario. Violenza anche da parte delle forze dell’ordine che hanno colto l’occasione per scatenare una forma di repressione che era ampiamente nell’aria.

Punto nodale della questione: la lotta contro l’infame tessera verde è una lotta sacrosanta contro la discriminazione e le nuove pratiche di controllo totalitario, cioè contro una nuova civiltà ogni giorno più disumana che in nome della sicurezza elevata a principio sommo sta sempre più rodendo libertà e comprimendo i diritti fondamentali. Dacché la sicurezza viene prima di tutto e in nome di essa tutto può esse limitato. Per delegittimare la protesta il potere ha infiltrato le manifestazioni con facinorosi, con teste rasate con il braccio teso che hanno spaccato vetrine e usato violenza. Si tratta di scene inqualificabili. Quelle scene hanno di fatto giustificato poi la violenza repressiva del potere stesso. Occorre allora opporsi all’infame tessera verde in forma pacifica, utilizzando le ragioni socratiche del dialogo.

Chiunque usa violenza ha già per se tesso perso. Gli sciocchi che hanno spaccato vetrine l’hanno fatto dacché era stato loro assegnato il compito di farlo. Avevano ricevuto quel compito da quello stesso potere che poi condanna non per caso come violenta, squadrista e fascista ogni forma di dissenso rispetto all’infame tessera verde. In tal guisa infatti è che ogni dissenso viene delegittimato, che anche chi pacificamente dice no all’infame tessera verde viene accostato ai violenti che spaccano le vetrine. Leggendo i quotidiani di questi giorni sono davvero riusciti nel loro intento. Usando le azioni di facinorosi organizzati hanno screditato come violenti squadristi tutti quelli che dissentono, anche nel modo più pacifico, rispetto all’infame tessera verde. È la ben nota strategia della tensione, si mandano avanti i violenti per poi giustificare la violenza repressiva del potere.

In ciò sta l’essenza stessa di una strategia ben collaudata del potere che da sempre prova ad infiltrare le manifestazioni per poi poterle governare, per poi poterle reprimere. Da quanto è accaduto in piazza a Roma con quelle scene inqualificabili si evince chiaramente che per l’ordine del discorso dominante sono tutti violenti coloro i quali dissentono dalla tessera verde. In tal maniera è legittimato a priori un moto di violenza repressiva da parte del potere. Se tutti sono violenti, allora violenta può o forse deve essere la reazione del potere. Ecco in cosa consiste l’utilizzo che il potere fa dei violenti, sono messi lì ad hoc dal potere per delegittimare ogni moto di dissenso.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro