Disoccupazione e inoccupazione: in Italia i numeri delle persone che non hanno un lavoro continuano a preoccupare, così come preoccupa tutta la narrazione che vedrebbe gli italiani come dei fannulloni che quasi quasi ci sperano di non trovare un lavoro o che, quando va bene, non si accontentano di eseguire le mansioni più “basse” e manuali.
Troppo spesso, infatti, la disoccupazione è giustificata con i sussidi come Reddito di Cittadinanza e Naspi, un aiuto – modesto e limitato quantitativamente – alle famiglie che non permette di certo una vita dignitosa e non garantisce una rendicontazione tale da poter vivere senza uno straccio di lavoro. La narrazione che si fa dell’Italia è completamente errata. Il mondo del lavoro non offre posti e retribuzione adeguata: la responsabilità non è dunque da attribuire ai sussidi secondo Savino Balzano, autore del libro ‘Contro lo Smart Working’, ne ha parlato a ‘Lavori In Corso’.
“Un problema tra il mondo del lavoro e le persone, c’è. Io darei una rilevanza bassa a questo problema. Il problema è un altro: non c’è lavoro e non c’è lavoro qualificante da un punto di vista di mansione e retribuzione. Sono davvero esausto di una narrazione che fondamentalmente è sottesa ad una diffidenza nei confronti delle persone. Passa l’idea della gente che non vuole lavorare perché prende la Naspi, senza considerare che quell’indennità la prende perché è stato licenziato, o che non vuole lavorare perché prende il reddito di cittadinanza arriva massimo a 700 euro.
Io non so dove viva chi fa ragionamenti di questo tipo. Son racconti assolutamente offensivi nei confronti di un Paese che affronta una delle crisi del lavoro più profonde della sua storia. Ieri mi ha chiamato un amico che fino a ieri prendeva 300 euro in un’agenzia immobiliare e forse ora ne prenderà 600. Una signora mi ha detto che non ha voluto fare il vaccino ma non può fare il tampone perché prende 80 euro al mese. Non si può criticare il laureato che non vuole fare il lavoro manuale. Non c’è nulla di male nel fare questo lavoro ma far passare gli italiani come gente svogliata e con la puzza sotto al naso è offensivo.
Il salario minimo è una questione controversa. Deve essere inteso come un sostegno alla contrattazione collettiva, non come zavorra. Bisogna lavorarci su questo. Abbiamo sentito che i dipendenti pubblici sono in vacanza in smartworking, che chi non si vaccina può essere licenziato… Ci sono esponenti delle posizioni neoliberiste: ormai non si può dire che il Pd è di centrosinistra.
Sostengono che la gente voglia stare sul divano per il RDC e la Naspi ma vedo gente con le lacrime agli occhi perché non trova lavoro. C’è gente che accetta condizioni disumane perché fuori c’è il delirio della disoccupazione ma ci raccontano ancora che la gente non vuole lavorare. Non si dovrebbe neanche dar spazio ad una narrazione di questo tipo.
La retribuzione deve rispondere a determinate caratteristiche per garantire una vita libera e dignitosa alle persone: lo dice l’articolo 33 della Costituzione. Negare che in questo Paese ci sia un problema salariale di perdita di potere d’acquisto rispetto ad anni passati vuol dire negare l’evidenza: mi domando se lo si faccia perché si è sprovveduti o per puntellare una politica neoliberista”.
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