Non ci basta un fotogramma, non ci basta un episodio; ne abbiamo viste e vissute troppe per farci catturare o abbindolare, se preferite, da un po’ di scena, da quella che gli antichi chiamavano captatio benevolentiae. Premessa doverosa, per romanisti e non romanisti.
Il fatto, in questo inizio di ritiro e della sua avventura alla guida tecnica della Lupa, è che abbiamo già messo insieme quasi più prove che indizi; più testimonianze autentiche che spot effimeri.
È sempre segno di intelligenza capire e saper cogliere in anticipo gli umori e la psicologia collettiva dell’ambiente in cui si dovrà vivere e lavorare e per farci dire che Mourinho in questo è maestro non c’era certo bisogno che approdasse alla Roma. Il fatto è che stavolta, nonostante ci aspettassimo una sua full immersion in tempi brevissimi nel macrocosmo romanista, è riuscito comunque a stupirci: per la sottigliezza con cui è già riuscito ad aderire a quella che è la filigrana più sottile del dna dei tifosi giallorossi; per come ha saputo riconoscere, quasi del tutto da solo, le corde più intime da far vibrare per istituire l’empatia con un anima collettiva.
Non è per il coro ripreso durante la cena; non è per la passeggiata in bici per il centro storico; non è per il gancio sentimentale offerto alla tifoseria sin dalla conferenza di presentazione: è, però, per tutte queste cose insieme e per tante altre che a Trigoria si stanno verificando, delle quali offre la miglior testimonianza possibile l’adesione dei giocatori, a cominciare da quelli più rappresentativi. Possiamo e dobbiamo già stilare un primo bilancio, attraverso un confronto, se volete, anche impietoso: in qualche giorno Mourinho da solo ha compreso ciò che in anni Pallotta e i suoi, compresa la pletora di cortigiani autoctoni che avrebbero dovuto spiegargli cosa sia la Roma e chi siano i romanisti, non sono stati in grado di capire. Questo davvero impressiona, anche e soprattutto da un punto di vista sociologico.
Per quanto riguarda la sfera tecnica, attendiamo di capire, valutare, commentare, a cominciare dal calciomercato. Però una cosa ci sentiamo di dirla: Mourinho, conoscitore di ambienti calcistici e latitudini tra le più disparate, ha già compreso che – Esistono i tifosi di calcio; poi esistono i tifosi della Roma -. Non a caso, lo diceva Agostino Di Bartolomei, uno che l’appartenenza la portava scritta in volto, nello sguardo, nel cuore.
Paolo Marcacci
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