Elegante, impeccabile, finanche azzimato: Roberto Mancini, appena arrivato davanti alla panchina, esibisce l’aplomb consueto, la compostezza che ormai gli è connaturata. Poi basta un primo piano a tradire, e tradurre, la tensione, le vibrazioni degli istanti in cui l’attesa si sta tramutando in presente; in cui un cammino lunghissimo di consensi e statistiche aggiornate in positivo, può essere vanificato da una palla persa, o da una mancata decisione arbitrale, come in effetti sarebbe potuto capitare anche ieri sera.
Si è sciolto soltanto alla fine, il CT, sull’onda non tanto del risultato, quanto della consapevolezza scaturita dalla prestazione: il fuoriclasse dell’Italia è il gruppo; per questo Barella, Jorginho, Berardi sono stati così efficaci nel mettersi al suo servizio.
Paolo Marcacci
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