Grandi polemiche effettivamente su quanto accaduto al concerto del Primo Maggio, e bisogna che ne parliamo anche noi. Ma non starei tanto sulla questione specifica, quanto su quella più generale. Nella televisione di servizio pubblico, quando si organizza un programma, è naturale che ci deve essere la massima libertà da parte degli autori, dei conduttori, dei protagonisti in generale e soprattutto se si tratta di artisti, ma anche se si tratta di professionisti.
Le uniche regole che valgono sono quelle di non offendere nessuno, e su quello bisogna starci sempre attenti. Ma, a parte questo, perché ci dovrebbe essere un problema di opportunità? Se l’artista o il professionista viene invitato, viene invitato per essere quello che è. Dunque per esprimersi come ritiene più opportuno, sui temi che ritiene opportuno. A proposito del Ddl Zan, oggetto del contendere, se ci sono stati protagonisti della politica leghista che hanno effettivamente pronunciato quelle frasi che sono state riportate da Fedez al concerto, nessuno lo ha smentito quindi è sicuro che lo hanno fatto, per quale ragione dovrebbero ritenersi offesi loro se qualcuno divulga?
Se le hanno veramente dette, e le hanno veramente dette, perché ci sarebbe un problema di opportunità nel riportarle? Se per caso le cose fossero state inopportune, avrebbero fatto meglio a non dirle. Ma se, invece, hanno ritenuto di dirle è evidente che non le hanno ritenute inopportune. Dunque è proprio una questione che non si pone da un punto di vista di merito, se non addirittura di metodo. Se quelle frasi sono inopportune, se sono offensive, allora è bene scusarsi di averle dette. Altrimenti quale sarebbe il problema se qualcuno lo riferisce?
Ecco proprio su questo il punto mi sembra cruciale. Rispetto poi al Ddl, forse non sarebbe stato tra le mie prime priorità, ma da quando ho sentito questi commenti è diventata una priorità. Del resto il Senato e il Parlamento decidono su talmente tante cose che esulano dai temi più importanti, altrimenti si dovrebbe parlare soltanto di pandemia e crisi economica, e allora perché non metterci anche quelli dei diritti. Diritti che in questo paese sembra abbiano bisogno di una nuova scossa. Un po’ come quella che i radicali diedero al tempo del referendum sul divorzio e poi sull’aborto.
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