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MOUrtacci!

Il cielo non era sereno, lo sappiamo; però un fulmine così non se lo aspettava (quasi, complimenti a Franco Melli) nessuno. E, d’improvviso, è stato come se tutto ciò che fino a qualche ora fa era il presente del nostro dibattito, fosse d’improvviso diventato passato remoto. Tutto: Fonseca che resta fino a fine stagione, il mesto ritorno col Manchester, le polemiche su chi incolpa chi. Ci è sembrata anziana persino Diletta Leotta.

Battute a parte, una detonazione simile per un annuncio di mercato (e di manifesta progettualità) non lo registravamo da un ventennio, ossia da quando Franco Sensi portò a Roma Fabio Capello, con la conseguente campagna acquisti che ricordiamo.
Premessa: sono cambiate un sacco di cose, viviamo un passaggio epocale, si ragiona sempre più in termini finanziari e non meramente economici. Però una cosa è certa: arriva un uomo che spende il proprio nome solamente se gli viene garantito che tutto farà capo a lui, nella stanza dei bottoni. Ancora: arriva uno del quale non va ricordato solo tutto quello che ha vinto, perché per quello bastano gli almanacchi; arriva uno per il quale è ancora più importante ricordarsi chi è. Ciò che può dire, rivendicare; quanto possa e sappia spostare gli umori di un ambiente intero. Ecco la fatidica parola: ambiente, tante volte usata in accezione negativa nella nostra città, in particolare sulla sponda giallorossa del Tevere.

Mourinho da questo punto di vista rappresenta anche una occasione straordinaria di crescita: quella che persino Capello seppe onorare solo in parte. Arriva uno che ti dà un titolo ogni volta che si pronuncia; un tecnico che è prima di tutto un leader e, se permettete, un capobranco, che per la Lupa con un po’ di retorica ci sta più che bene. A proposito di retorica: Mou sa adoperare anche quella, orientandola sempre in modo tale da far sì che la ricaduta comunicativa sia sempre efficace a beneficio della parte che rappresenta; questo lo diciamo con cognizione di causa perché ce lo ricordiamo bene da avversario anche dialettico di una Roma che ambiva al vertice pur contro un’Inter devastante.

E la prima cosa che ha fatto dopo l’annuncio, già si traduce in un uno a zero per la Roma, intesa come entità sentimentale, in primis: ha detto che a convincerlo, alla fine, è stata la grande passione del pubblico romanista. Un pugno di parole per fidelizzare una tifoseria intera che ha passato anni a dividersi. A mente un po’ più fredda, ribadiamo il titolo: MOUrtacci!

Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

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