A prestare ascolto allo spettacolo quotidiano giornalistico e televisivo si comprende davvero il senso, o uno dei possibili sensi, dell’affermazione svolta a suo tempo da Nietzsche, ossia il diventare favola del mondo reale. Ebbene, si autoproclamano “professionisti dell’informazione“, ma in realtà andrebbero meglio qualificati come professionisti del trasformare il mondo reale in favola.
Basti considerare anche solo quanto accaduto in questi giorni in relazione alla manifestazione romana di “Io Apro“. Manifestazione che come ben sapete ha visto protagoniste moltissime categorie di lavoratori, dai ristoratori ai gestori delle palestre, che sono scesi in piazza per protestare contro il nuovo regime terapeutico: quel regime che con l’obiettivo raccontato di proteggere le vite, sta in realtà distruggendo i ceti medi a colpi di lockdown assassini che finiscono per girare unicamente ai colossi e-commerce, ai giganti multinazionali e ai cinici ammiragli della finanza.

Ebbene, secondo la narrazione giornalistica e televisiva a Roma non vi sarebbero stati altro che tafferugli violenti, e poi naturalmente lo show ridicolo dello “sciamano”, che emulava il suo equivalente americano dei fatti di Capitol Hill.
Secondo la narrazione giornalistica, soltanto questo sarebbe avvenuto a Roma: violenza e show patetico.
Ancora una volta fanno di tutto pur di non affrontare la questione reale della sofferenza atroce e ogni giorno crescente dei lavoratori.
Ordunque, che la figura dello sciamano apparso a Roma sia palesemente ridicola, va da sé. Ma è imperdonabile, più che ridicolo, il fatto che la si usi ad opera dei “professionisti dell’informazione” come pretesto per non affrontare, nemmeno tangenzialmente, le sacrosante ragioni dei lavoratori che erano a Roma, e che non chiedono altro che di poter tornare a lavorare senza continuare a subire lockdown e altre demenziali misure del regime terapeutico, che sicuramente giovano alle classi dominanti.

La televisione e lo spettacolo giornalistico sono ormai il modo quotidiano con cui si inducono i dominati ad amare le proprie catene. Si diffondono le idee dominanti delle classi dominanti di modo che vinca sempre e solo la narrazione egemonica.
Sicuramente anche ai tempi della Rivoluzione Francese vi sarà stato qualche cane da guardia del potere costituito che, anziché parlare delle sofferenze che avevano portato il popolo a scendere in piazza, a chiedere giustizia, a fare la rivoluzione, raccontava invece il pittoresco modo di fare o di vestire di qualche singolo rivoluzionario. I cani da guardia del potere ci sono sempre stati e sempre ci saranno, con guinzaglio più o meno lungo.
Del resto, per poter campare, suddetti pennivendoli al guinzaglio del potere debbono quotidianamente produrre materiale che il potere acquisti, e che dunque sia a suo sostegno.

Curiosamente anche il sindacato della polizia – va sottolineato – ha smascherato la patetica e squallida narrazione del Governo contro le manifestazioni di “Io apro” liquidate come “pittoresche e violente“.
Cosa vi aspettate del resto da un Governo capitanato da un banchiere al cui cospetto si sono inginocchiati pressoché tutti i partiti senza dignità, da destra a sinistra?
Ebbene, così leggiamo in un comunicato stampa del 6 aprile 2021 della confederazione sindacale autonoma di polizia: “Le proteste legittime rischiano di diventare il cavallo di Troia per i professionisti del disordine pubblico, se non verranno date risposte alla disperazione della gente“.
Già, è proprio questo il punto: il Governo dovrebbe, presto o tardi, dare risposte alla disperazione della gente anziché diffamarla, calunniarla e umiliarla, come sta facendo da più di un anno.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro