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Di Bella avverte ▷ “Vaccino ai giovani? Eventi avversi ci sono, alcune cose vanno considerate…”

Prima si parlava di desametasone, poi di cortisone, poi di eparina, ma anche di ivermectina. Non dimenticate poi i monoclonali, né le gammaglobuline, senza contare la clorochina: tutte possibili cure contro il coronavirus da utilizzare in fasi diverse della malattia, per diverse fasce d’età, e ovviamente da assumere sempre su direttiva del proprio medico curante evitando automedicazioni che potrebbero essere dannose.
Tuttavia possiamo convenire che le soluzioni contro il Covid sono piuttosto numerose, ma oltre a questo non hanno reazioni avverse ancora sconosciute, come per i vaccini.
Le terapie domiciliari non sostituiscono i vaccini, ma sono complementari“, ha giustamente specificato il Dott. Mangiagalli (della Terapia Domiciliare) in Senato, ma considerando rischi e benefici delle une e degli altri, perché si parla così poco delle une e così tanto degli altri?

Perché è questo, secondo il Dottor Giuseppe Di Bella, che può portare a scelte affrettate e non ben ponderate. Scelte che nel caso di un trattamento con determinati rischi, come la vaccinazione, dovrebbero essere lanciate ancor di più nel caso dei giovani.
Se si parla di effetti di lunga durata, su cui l’Aifa a dicembre scriveva nel vademecum dei rischi “raccoglieremo segnalazioni“, allora occorre pensarci due volte quando si è in giovane età, anche alla luce del fatto che il tasso di letalità del Covid sotto i 50 anni resta – per fortuna – tutt’altro che preoccupante.
Il dott. Giuseppe Di Bella ci ha detto di più in diretta.

L’attuale impostazione governativa europea è quella di una imposizione dei vaccini senza distinzione di età, di sesso, di condizione o di patologie presenti.
Vi riporto considerazioni che non sono mie, ma di premi Nobel come il professor Montagnier, il professor Honjo, Bolgan, che è una donna che ha una cultura e competenza specifica radicata in maniera diretta. Queste persone fanno delle obiezioni riprese anche da alcuni ricercatori autorevoli con competenza e onestà intellettuale: questo vaccino ancora non sappiamo per quanto tempo dura. Nella migliore delle ipotesi probabilmente sei mesi. Perché? RNA mutante: non è un segreto che cambi continuamente, l’ultimo a dirlo è stato il Nobel Montagnier.
Altra osservazione: noi sappiamo che come i batteri anche i virus mutano, hanno cambiamenti. 
Questi mutano soprattutto sotto attacco.

C’è un corrispettivo interessante ancora non troppo valorizzato in oncologia: noi sappiamo che la cellula tumorale ha ereditato parecchie omologie di geni dai batteri che gli consentono di difendersi.
Cosa succede? Sotto attacco la cellula batterica si difende, la cellula virale si difende attivando tutta una serie di meccanismi di mutazione: le varianti. Nella cellula tumorale sotto attacco viene provocata una raffica di mutazioni, ogni mutazione consente tutta una serie di vantaggi. E’ più proliferativa, è più resistente, è più aggressiva.
Così il virus, sotto attacco, si difende. E come fa la mutazione? Fa una variante.
Montagnier, Bolgan e altri professori importanti che cosa dicono? Va bene, fate il vaccino, ma siate consapevoli che voi provocate una variante del virus. E quando si sviluppa un’altra ondata cosa fai? Un altro vaccino? Cosa diventa, una corsa infinita tra varianti e vaccini?
Dalle epidemie del passato sappiamo che se lasciate estinguere un po’ per volta, si degrada il virus. Queste sono affermazioni che hanno autorità, competenze e razionalità per parlare.

Io vaccino mio figlio. Bene, quanto tempo dura il vaccino? Nella migliore delle ipotesi 6 mesi. E se viene un’altra ondata a causa delle varianti che facciamo? Un altro vaccino?
Secondo questo sistema dovremmo fare un vaccino all’anno? Ogni variante un vaccino nuovo?
La pericolosità del virus giustifica queste incognite del vaccino, quando sappiamo che i casi di morte, fortunatamente, sono molto rari? 
E quando si verificano? Quando si interviene troppo tardi, seguendo un iter che non ha logica, non ha razionalità e non è etico. Io mi siedo, resto a guardare un malato di Covid finché non si aggrava e dopo intervengo, quando per qualsiasi malattia la precocità dell’intervento è fondamentale. Parliamo di una razionalità elementare. I mezzi ci sono, ma sono stati messi da parte, a cominciare dalla clorochina, dall’azitromicina, vitamina D, retinoidi, lisozima, immunoglobuline. I mezzi ci sono
“.

Redazione

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