Vittoria. Conta questo nel football, soprattutto quando si deve correre verso un mondiale. L’Italia di Mancini fila da ventiquattro partite senza soffrire sconfitte e siamo già nel libro delle belle cose, come accadde con Pozzo e poi Lippi, dunque campioni del mondo, profumo per il futuro degli azzurri.
Sul gioco espresso contro la Bulgaria non c’è molto da scrivere, ritmo lento, eccessiva circolazione di palla, centrocampisti leziosi, rarissime il disegno verticale, buona la spinta di Spinazzola, Belotti al gol su un rigore non limpidissimo concesso dall’arbitro sloveno (ma quanti sono, da quando il presidente dell’Uefa viene da quel Paese?), niente var, secondo usi e malcostumi della Fifa di Infantino e della stessa Uefa di Ceferin, arbitri che fanno e disfano.
La trasferta in Bulgaria non cambia la valutazione sulla nostra squadra, occorrono avversari forti e l’Europeo sarà l’esame per molti che stasera non hanno mostrato miglioramenti importanti. Mancini esige un football più veloce e ha ragione, Verrati e Sensi hanno giocato molto orizzontale e soltanto nel finale il “parigino” ha avuto alcune intuizioni verticali, il raddoppio di Locatelli ha tolto ruggine e sgonfiato i bulgari già modestissimi.
Chiuderemo con la Lituania ma dovremo attendere il prossimo autunno, quando affronteremo la Svizzera che è la sola cosa seria di questo girone. E non è detto che sia roba facile.
Tony Damascelli
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