Non è bella la Juventus ma forse non serve in questo calcio dove invece conta la polpa, dunque il risultato, dunque i tre punti.
Così si spiega la Juventus che con la coppia di villa Arzilla al centro della difesa, Bonucci poi ferito a un muscolo e un incredibile Chiellini, ha scelto di starsene sulle sue e di provare ogni tanto una soluzione d’attacco.
Ha tenuto palla ma tirando in porta tre volte in tutto; avendo a disposizione Cristiano Ronaldo sa di poter partire da 1 a 0 sempre, come le capitava ai tempi di Platini ma si spera che Pirlo comprenda che così la squadra non può crescere ma soltanto disciplinare le energie. Che sono in borderline, la Juventus è stanca e non è la sola ad accusare la fatica, il recupero di Dybala potrà darle genialità e peso negli ultimi trenta metri là dove Ronaldo è un uomo solo e Morata è sfiancato, passeggia e perde tutti i contrasti, segnale di una condizione inesistente.
Male anche Chiesa e ritardato l’innesto di Cuadrado poi decisivo per il raddoppio fortunato su autogol di Ibanez.
La Roma ha fatto quello che poteva fare con due assenze e il rientro ritardato di Dzeko, molto giro di pallone ma rara efficacia in zona gol, Pellegrini è insostituibile in questo momento e la squadra, nonostante la mediana juventina fosse male disegnata, non ha saputo andare spiccia e per linee verticali.
La Roma si ferma, come le era accaduto contro le altre rivali e concorrenti alla Champions e al titolo. La Juventus va al terzo posto ma si prepara a ricevere prima l’Inter per la semifinale di ritorno e poi la trasferta di Napoli (partita di ritorno, in attesa che venga definita la data del famoso recupero Covid, mi viene da ridere) prima della Champions con il Porto.
Se riuscirà a venir fuori dall’inferno non avrà ancora visto il paradiso, sempre che Pirlo comprenda quali errori ha commesso e quali non può e non deve ripetere.
Tony Damascelli
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