Due mesi senza vincere; l’ultima vittoria datata otto novembre contro la Sampdoria. E, più o meno in quella tranche autunnale, cominciavano ad esaurirsi aggettivi e giudizi – meritatamente, fino a quel momento – positivi per il lavoro di Di Francesco. Il Cagliari in più di un’occasione aveva convinto, per intensità e trame di gioco.
Ora è in caduta libera: a testimoniarlo, più della posizione in classifica o di alcuni numeri in particolare (33 gol incassati), è l’andamento delle partite. Anche quelle che cominciano bene, come quella di ieri, con il vantaggio firmato da Joao Pedro, uno di quei giocatori, pochi a questo punto, ai quali non si può rimproverare nulla. Perché il Cagliari a un certo punto implode; va giù per quanto riguarda i ritmi e finisce sepolto dal proprio atteggiamento e da una serie di errori personali, soprattutto in difesa, alcuni dei quali fin troppo evidenti.
Però se non mancano i giocatori importanti; se nel gruppo sono individuabili alcuni leader, indiscutibilmente; se la rosa sembra essere all’altezza di un campionato perlomeno tranquillo e nella prima parte dell’autunno lo aveva anche dimostrato, allora il problema dov’è?
Impossibile non chiamare in causa la guida tecnica, soprattutto perché dà la sensazione di essersi lasciata coinvolgere nel naufragio, da qualche settimana a questa parte e di non riuscire più a trasfondere al gruppo la voglia e la necessità di una reazione. Come fosse il primo a non crederci più.
Paolo Marcacci
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