Quello che stiamo vivendo in questi giorni con l’apertura o meno delle piste da sci e delle attività che vi orbitano attorno, assomiglia per certi versi al polverone sollevato questa estate per discoteche e locali estivi. In quest’ultimo caso, però, è parso sin da subito chiaro l’indirizzo espresso dal Governo e già più volte ribadito dal Premier Conte: no allo sci per questa stagione invernale.
L’indirizzo del Presidente del Consiglio ha scontentato sia gli imprenditori e i lavoratori del settore, che anche gli amanti della neve. Una decisione che, peraltro, non rispecchia nemmeno ciò che accade oltre i confini italiani, dove in Paesi come la Svizzera le piste sono aperte.
La chiusura non convince neanche il professor Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia, che ospite di Luigia Luciani e Stefano Molinari si è espresso a favore dell’apertura, aggiungendo anche un suo parere sulla gestione dell’epidemia da parte del Governo.
Ecco l’intervista al Prof. Di Perri a “Lavori in corso”.
“Lo sci è uno sport che si svolge all’aperto con grandi spazi. Organizzando la coda e facendo appello alla disciplina si può assolutamente fare. Altro è abbinare questo ad una vacanza con discoteche e baite aperte. Ci sono molte persone che vivono su questa attività”.
“Io credo che prima di avere a disposizione gli effetti del vaccino ci vorranno dei mesi. In questi mesi se noi riproduciamo quello che abbiamo fatto da giugno a ora, sappiamo già quello che capita.
Non ho sentito nulla di propositivo da parte del Governo per quanto riguarda il periodo che farà seguito al calo della seconda ondata e quello che faremo dopo”.
“Certamente. Tanto è vero che la mortalità elevata in un Paese come l’Italia è una mortalità attribuibile al nostro profilo demografico. Noi siamo pieni di persone a rischio con il covid, più di altre effettivamente.
Se non ci fosse questa facilissima trasmissibilità il problema sarebbe molto diverso”.
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