Ero in cassa, ma l’azienda mi ha chiesto di lavorare pagato dall’Inps“: lo possono ad oggi affermare centinaia di lavoratori e non casualmente si amplifica in queste ore il caso “furbetti” della cassa integrazione.
Pare infatti che sia divenuta pratica comune da parte di molti datori di lavoro mettere in cassa integrazione i loro dipendenti per poi farli lavorare regolarmente.

Risultato: l’ennesima truffa finanziata dallo Stato con provvedimenti assistenziali che dovrebbero assolvere a una ben più nobile causa, come già è accaduto in tempi recenti con il reddito di cittadinanza.
Due sono le soluzioni proposte a ‘Lavori in Corso’ dal Senatore grillino Stanislao Di Piazza: il Sottosegretario al Ministero del Lavoro ha parlato di questo e della bozza del decreto Agosto con Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Ogni volta che avviene qualcosa di nuovo ed è anche qualcosa di straordinario, c’è sempre quella volontà di voler pensare di fare i cosiddetti “furbi” all’italiana.
Lo stesso è successo col reddito di cittadinanza: una volta fatta quella misura c’è stato chi ne ha voluto approfittare e dall’altra una certa cultura di alcuni media e di qualche partito dell’opposizione che attaccava dicendo che questi provvedimenti servono solo a buttare denaro.

Sicuramente sulla cassa integrazione c’è chi abusa e chi fa il furbo: noi dobbiamo intervenire attraverso due modalità.
Da un lato la formazione, cioè divulgare la cultura della legalità, e dall’altro i controlli, sperando che anche i lavoratori facciano le denunce giuste.

I controlli si possono fare a campione, cioè se tu metti in cassa integrazione 10 milioni di persone non puoi fare i controlli a centinaia di migliaia di aziende. Fai a campione. Ritorniamo però al discorso fatto all’inizio: gli italiani Devon affezionarsi di più a una cultura della legalità”.


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