Per mezz’ora si è vista una grandissima, bellissima, Lazio. Capace di mettere sotto l’Atalanta, di incenerirla con il suo calcio in verticale, che è ben diverso dal contropiede. Sì, perché la Lazio non stava aspettando, ma più semplicemente, o forse più coraggiosamente, stava andando ogni volta a cercare il pallone sulla trequarti, per poi ripartire con i suoi triangoli profondi, capaci esaltare la velocità di Lazzari. Uno spettacolo.
Poi, dopo mezz’ora, è salita in cattedra l’Atalanta che in pratica ha restituito con gli interessi quello che era successo all’andata. Quella volta dal 3-0 al 3-3, stavolta addirittura il sorpasso. Certo, si possono dire molte altre cose sulla Lazio, cominciando ad esempio a chiedersi se sia stata una scelta, o una necessità, derivante dal calo fisico, quella difesa sempre più bassa, capace di esaltare Gomez e compagni. E’ così arrivato il primo gol, poi il raddoppio su una sassata dal limite di Malinovskyi.
Ma forse la Lazio sarebbe uscita dal campo di Bergamo con un pareggio comunque prezioso – considerando anche la differenza dei cambi – se non ci avesse pensato Strakosha a regalare il gol della vittoria agli avversari. Un colossale errore, tecnico, quel passo in avanti per poi piazzarsi al centro dell’area piccola e concedere a Palomino uno stacco facile facile. Un errore troppo, troppo, grosso.
Alessandro Vocalelli
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