Proseguono i lavori a palla ferma dei vertici del calcio italiano per arrivare al fischio di ripresa del campionato. La Federcalcio ha appena trasmesso ai ministri dello Sport e della Salute, Vincenzo Spadafora e Roberto Speranza, il documento elaborato dalla commissione medico-scientifica della Figc, dove viene indicato il protocollo che s’intende seguire.
In attesa di rivivere le emozioni del calcio giocato, abbiamo sentito l’opinione dell’ex calciatore, ora allenatore, Christian Panucci che nell’arco dei suoi vent’anni in mezzo al campo ha vestito la maglia di parecchie squadre blasonate. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata a tutto tondo ripercorrendo alcune fasi della sua intensa carriera.
Queste le sue parole a ‘Radio Radio Lo Sport’.
“A livello medico l’Italia è sempre stata davanti a tutti. Verrà presa la decisione migliore con tutte le garanzie possibili per i giocatori.
Disputare il campionato soltanto al Sud la vedo una cosa complicata. Se decidi di giocare a porte chiuse lo puoi fare anche al Nord. Alla fine muovi soltanto 70 persone che fanno parte della squadra.
Se guardiamo l’organico della Lazio ci mette un po’ di più ad andare in forma per via della sua struttura fisica. Anche la Juventus è una squadra muscolare. Fabio Capello mi diceva sempre che più una squadra pesa e più tempo impiegherà ad andare in forma. Questo blocco di un mese e mezzo sicuramente influenzerà la ripresa del campionato”.
“Quando è stato esonerato Di Francesco ho avuto qualche chiacchierata all’interno della Roma. Niente di concreto però. Nessun colloquio con la dirigenza anche perché stavo già allenando l’Albania.
Io ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi in carriera. Certamente da Fabio Capello ho appreso molto per serietà e professionalità.”
“Dipende dal taglio che diamo alla questione caratteriale. L’unico con cui ho avuto problemi è stato Marcello Lippi nel 2006 e mi è costato il Mondiale. Però con lo stesso carattere ho vinto 20 trofei, ho giocato nel Milan a 18 anni, nel Real Madrid a 23, nel Chelsea a 25, nella Roma a 27. Meno male che ho avuto carattere allora.
Se non riesci a reggere i fischi di San Siro, del Bernabeu o della Curva Sud vuol dire che ti conviene andare a fare il cameriere in un ristorante (con tutto il rispetto)”.
“Sicuramente l’asticella della personalità oggi si è un po’ abbassata nel nostro calcio. Però prendete Zaniolo. Si vede subito che è un predestinato… Pellegrini è un altro talento.
Però per seguire dei giocatori di carattere ci vuole una società dietro che si faccia sentire. Se vai alla Juventus stanno tutti dritti. E chi non si adegua va via. A Torino c’è una proprietà che quando succede qualcosa interviene subito. A Roma non c’è una proprietà che arriva. C’è sempre un direttore sportivo in rappresentanza”.
“Daniele De Rossi ha la personalità e il carattere per fare l’allenatore. E’ un altro di quelli che dà la scossa. Però ditegli che non rompe perchè prima di lui lo voglio fare io l’allenatore nella Roma.
Ripeto: l’anno scorso non mi ha chiamato nessuno, però se mi avessero proposto un contratto di tre mesi non sarei andato comunque”.
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