Si andrà sicuramente avanti con le misure restrittive fino al 13 aprile per contrastare il coronavirus, ma non si esclude che queste possano continuare ancora più lungo. Ora però è necessario che il Governo agisca su due fronti, il primo quello della programmazione delle modalità di riapertura graduale delle attività e della vita quotidiana, il secondo quello del sostegno a chi in vive in situazioni di difficoltà e di disagio.
“Fase 2? Dobbiamo mettere in campo proposte concrete, è necessario un punto di vista politico. Oggi come Governo dobbiamo tutelare i cittadini sia con le misure necessarie per il contenimento del contagio sia sul versante del lavoro, delle attività produttive e delle fatiche familiari. Dobbiamo individuare strategie efficaci e proposte concrete.
La gestione della vita familiare con le scuole chiuse accanto alla gestione dello smart working sarà una delle sfide da poter mettere in campo per trovare sistemi di conciliazione della vita familiare con quella lavorativa. Poi c’è anche da individuare i tempi e i modi per la riapertura delle attività produttive e lavorative. E poi, più in generale, c’è la dimensione sociale del paese da tutelare.
La domanda su quando verranno riaperte le scuole è un dato che non ci è consentito individuare. Se però alla domanda quando non sappiamo dare una risposta, è doveroso dare una risposta la come. Il come lo dobbiamo decidere adesso. Il decreto sulla scuola che è stato approvato non dà scenari definitivi, ma dà indicazioni di direzione sulle quali bisognerà fare scelte ulteriori.
C’è stato un processo riguardo la possibilità di trovare uno strumento di carattere digitale e tecnologico per il tracciamento della mobilità delle persone, come la famosa App, con un bando del Ministero si è creato un gruppo di esperti che sta valutando questa opzione, ci sono inoltre indicazioni che vanno nella direzione dello sviluppo di indagini di carattere sierologico per la popolazione. Temi che abbiamo posto e che stanno acquisendo forma nel Governo.
Non essendoci la scuola si può andare incontro ad una ulteriore differenza tra bambini di Serie A e bambini di Serie B senza le strutture a sostegno? E’ un rischio concreto e reale. E’ uscita oggi una indagine dell’ISTAT che testimonia come il 40% dei bambini viva in spazi sovraffollati e non adeguati. Quindi sì, è un problema vero che stiamo affrontando. Costituirò un gruppo che monitorerà la situazione e lo stato di povertà che potrebbe aumentare. Inoltre non dimentichiamoci che bambini e donne sono i più soggetti alle violenze familiari”.
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