Il bollettino serale della Protezione Civile inizia a dare segni di speranza. Dopo oltre un mese di quarantena si iniziano a vedere i primi risultati positivi, segnale di una possibile decrescita. D’altra parte, mentre l’Italia è più avanti nella lotta al coronavirus, il resto del mondo è ancora in piena emergenza, con i paesi confinanti che sono qualche settimana indietro rispetto a noi.

Ci chiede dunque come sarà il futuro degli italiani nei prossimi mesi, con quali misure e come si tornerà gradualmente alla vita normale.

Siamo vicini a vincere la battaglia contro il coronavirus? Quanto dureranno ancora le misure restrittive? Come sarà la nostra vita nei prossimi mesi? Come fare ad evitare che il virus rientri da altri paesi?

Ecco le risposte del Prof. Massimo Galli, direttore del Dipartimento di malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

“Infettati sono dalle sette alle dieci volte di più di quelle dichiarate ufficialmente”

“Da diversi giorni, abbiamo molta meno pressione sul pronto soccorso del Sacco. Un segnale positivo che devo registrare, è la speranza di iniziare a vedere un declino.

Abbiamo molto persone a casa, ma con l’infezione. Non abbiamo quindi finito di pensare che ci siano persone che possano aver bisogno di venire in ospedale. Abbiamo un numero di persone tutt’ora infettate o guarite che sono, a dire poco, dalle sette alle dieci volte di più di quelle dichiarate ufficialmente.

Sarebbe imperdonabile sbragare prima del tempo, andando poi a ricominciare da capo. Si comincia a vedere la fine, ma per arrivarci abbiamo bisogno di cogliere i risultati positivi con la fermezza necessaria per non vanificare tutto.

“Dovremo ogni anno avere a che fare con questo virus?”

Siamo certi che questo sarà un virus che inizierà un rapporto con la nostra specie per cui dovrà per forza trovare il modo di adattarsi e continuerà ad esserci riproposto fastidiosamente nel tempo? Dovremo ogni anno avere a che fare con lui? Non abbiamo l’assoluta certezza… certo, è riuscito a diffondersi a livello mondiale e tanto presto non riusciremo a liberarcene.

Questo implica obbligatoriamente una ripresa che debba tenere conto di una serie di implicazioni di questo genere. Anche nel caso si potesse dire che da noi la questione è chiusa ci sono i nostri vicini oltre le Alpi che hanno cominciato dopo di noi, ma che ci stanno correndo dietro dal punto di vista dei casi che stanno affrontando. L’ovvia implicazione è che dovremo stare attenti, come sta facendo la Cina, a non introdurre il virus di nuovo.

Dovremo riuscire a capire, in base alla nostra situazione, quali saranno la precauzioni del resto d’Europa. Non consiglierei a nessuno di programmare vacanze all’estero”.


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