La tecnologia è oramai una costante nella vita degli appassionati e degli addetti ai lavori: a partire dal Var fino ad arrivare alle analisi dei dati che riguardano, ad esempio, i metri percorsi da un giocatore durante il match.
Ma in cosa consiste il ruolo del Match Analyst? In che modo gli arbitri si affidano a queste nuove figure professionali? Quali allenatori possono già contare sul supporto di questi esperti?
“Il mio lavoro è quello di preparare a livello tattico gli arbitri prima della partita, diamo informazioni sullo stile di gioco delle squadre che verranno arbitrate.
Anche sul carattere dei giocatori diamo informazioni su quali siano i giocatori più furbi, spigolosi.
Agli arbitri noi diciamo sempre di aspettarsi quello che non può accadere.
L’arbitro deve essere una persona intelligente.
Importanza dell’analista nello staff dell’allenatore? Molto importante, perché l’analista riesce a vedere cose che magari non si vedono, un supporto di fondamentale importanza nel calcio moderno.
Il Var limita gli arbitri? E’ stato accettato di buon grado perché dovrebbe aiutare a migliorare la prestazione dell’arbitro. Uno strumento utilissimo per supportare la decisione dell’arbitro.
A livello internazionale noi facciamo un briefing una settimana prima della partita.
Gli arbitri si giocano la vita, la carriera, specialmente nei grandi match.
Gli allenatori in rampa di lancio non potranno più fare a meno di una figura come la nostra.
L’analista prima di essere analista deve essere allenatore, si deve ricordare dell’erba del campo, si deve ricordare di giocatori.
Non mi piacciono gli studiosi mi piacciono gli appassionati che hanno vissuto qualcosa.“
Per Luca Pellegrini l’occasione è stata propizia per ripercorrere i suoi anni nella Sampdoria che vinse lo scudetto del 1990-1991, analizzando anche le altre squadre dell’epoca compreso il Milan di Sacchi…
“Alcuni arbitri dovrebbero avere l’umiltà di fare un passo indietro e andare ad utilizzare la tecnologia.
La mia Sampdoria perseguiva l’idea del presidente Mantovani di acquistare ogni anno il miglior giocatore di serie inferiori, a parte Mancini. Io sono per un calcio antico. Capello dopo Sacchi ha dato un po’ più di libertà.
Quando incrociavo Sacchi a Mediaset, mi chiedeva se fossi quello del Verona che gli ha fatto perdere lo scudetto, invece era mio fratello.”
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