Se ha ragione Ilaria Capua, e non ho motivo di dubitarne, saremmo alle prese con una simil-influenza. Non pericolosissima, ma facile al contagio. Se un venti per cento della popolazione italiana venisse colpita, non saremmo attrezzati, come Paese a far fronte all’emergenza.
Dunque?
Dunque molto spetta a noi. Evitiamo di stare vicini, evitiamo il contatto. Non c’è dubbio che negli stadi si stia uno accanto all’altro e non possiamo sapere se il vicino di posto ha qualche sintomo sospetto.
Si chiudano gli stadi per un paio di settimane, va bene. Si va avanti lo stesso, anche senza pallone. Ma bisogna essere logici e conseguenti.
Si chiudano anche porti, aeroporti, autogrill, cinema, scuole, posti di lavoro, ristoranti e in genere tutti i luoghi in cui gira e si ritrova la popolazione. Si potrebbe resistere per un po’ di tempo.
Bisognerebbe però trovare il modo per approvvigionarsi, magari stando chiusi in casa.
Scenario apocalittico, ma solo così avrebbe un senso chiudere gli stadi e fermare i campionati.
Roberto Renga
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