Abbiamo sperato fino all’ultimo che si trattasse di una fake-news: del resto sembra sempre più difficile, per una moltitudine di (non) lettori, distinguere tra ciò che è reale e ciò che è artefatto. Al tempo stesso, abbiamo avuto subito la percezione, amarissima, che fosse accaduto davvero, anche per le modalità con cui l’accaduto è stato raccontato: Filadelfia, Vibo Valentia, Italia, 2019, quasi 2020, per citare “Non ci resta che piangere”, in questo caso appropriatissimo titolo non solo cinematografico; una tavolata di ragazzi down sta cenando in allegria e, soprattutto, in pace.
A un certo punto, un individuo (a voi i sinonimi possibili e immaginabili) che occupa uno dei tavoli vicini, trova legittimo – già questo meriterebbe un’ampia meditazione filosofico – clinica – andare dal proprietario del locale per lamentarsi del fatto che quei ragazzi, letteralmente, “stanno rovinando” la serata a lui e ai suoi commensali.
Questo l’accaduto, con stile il più possibile asciutto, neutro, quasi naturalista diremmo con riferimenti letterari.
La riflessione dove sta, dopo essere inorriditi (su questa reazione dei lettori di radioradio.it non abbiamo dubbio alcuno)? Sta nella presa di coscienza che sono in mezzo a noi, ci camminano, guidano, mangiano e parlano accanto, ogni giorno. Forse condomini sullo stesso pianerottolo, forse madri e padri dei compagni di banco dei nostri figli.
Il “signore” di Vibo Valentia è stato soltanto meno educato o, se preferite, più maleducato della media di un certo tipo di nostri connazionali, tanti o pochi che siano. Di certo non così pochi, visto che per un episodio che arriva ai disonori delle cronache ce ne sono una ventina, più o meno, che restano noti solo agli occhi di chi vi assiste.
Soprattutto, è andata in scena una sempre più diffusa incapacità di vergognarci; un’attitudine sempre più radicata a non sorprenderci, di conseguenza a indignarci sempre meno.
Noi, se permettete, continuiamo a provare schifo e vergogna di fronte a certi individui e a certi episodi: oltre che dirlo ai nostri lettori, ci piacerebbe segnalarlo alla cosiddetta “intellighenzia”, a tutti quei maestri del pensiero, o presunti tali, soprattutto presunti tali, che da giorni non fanno altro che stracciarsi le vesti contro “Tolo tolo” di Checco Zalone, senza nemmeno aver capito che, ancora una volta, il comico pugliese ha portato in scena ciò che siamo diventati, o in alcuni casi sempre stati.
Paolo Marcacci
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