Non c’è dubbio che il grande protagonista di queste prime sette giornate di campionato sia stato Ribery.
A trentasei anni e mezzo (sì, 36 e mezzo!) ha incantato tutti, per la sua straordinaria classe, per la sua capacità di essere un esempio per i compagni, per la sua formidabile professionalità, per la sua freschezza atletica.
Sì, certo, anche per la sua freschezza atletica, che lo ha portato a incenerire gli avversari, a rincorrerli anche in mezzo al campo, a essere sempre il primo a partire dalla sua metà campo per essere un pericolo costante.
Tutto questo va naturalmente a suo merito. Però è forse anche il caso di porsi un dubbio e di chiedersi quale altro “segreto” ci sia dietro a questa sua immediata affermazione nel nostro campionato, anche dal punto di vista atletico.
E senza voler nulla togliere al campione Ribery, un dubbio non può affiorare: ma non sarà che il nostro campionato sia, di contro, così poco fisico, così poco brillante, da far risplendere chi certe doti ce l’ha, malgrado sia arrivato all’età di 36 anni e mezzo?
Banalmente: non sarà che nel nostro campionato, a parte poche eccezioni, si giochi a un ritmo troppo basso rispetto al resto d’Europa?
Una domanda che meriterebbe un dibattito franco. No, non Franck. Quello è Ribery, un Campione con la c maiuscola.
Alessandro Vocalelli
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