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Metro Roma: storie di ordinario disagio (quello dei pendolari nel mese di agosto)

Metti una normale mattina di lavoro. Metti che per arrivare sul posto devi attraversare la città e che la città in questione sia proprio la Capitale. Supponi che questa normale mattina di lavoro capiti di un 7 agosto qualunque e che, oltre a dover attraversare la città, devi anche arrivare puntuale, alle 8 del mattino. Coincidenze in itinerario: tre.
Tutto regolare! Più o meno…

Che “per lavori di rinnovo dell’infrastruttura ferroviaria” la linea A della metropolitana avrebbe subito delle “chiusure” nei mesi di luglio e agosto era cosa nota. Il settore comunicazione dei trasporti della Capitale ha provveduto ad avvisare preventivamente i pendolari e già nei mesi di maggio e giugno hanno preso il via affissioni, locandine, comunicati e annunci in interfono.

“Navette bus sostitutive attive”, rassicuravano. E gli autobus, al terzo giorno di chiusura metro nei giorni feriali, effettivamente sono funzionanti. Molti dei mezzi impiegati fanno parte dell’ultimo grande acquisto Raggi. A notificarlo – oltre l’aria condizionata funzionante – sono dei cartellini appesi a maniglie e corrimani degli autobus in servizio.

Insomma, tutto regolare! Più o meno…

C’è infatti qualcosa a cui i pendolari (romani e non) non si abitueranno mai: quella linea per niente sottile che separa la teoria dalla pratica. Ecco allora che un normalissimo spostamento verso il luogo di lavoro diventa una spedizione.

Secondo i calcoli di Google Maps per raggiungere la destinazione “basta” un’oretta. E allora, tenuto conto degli usuali ritardi e del nuovo grosso impedimento (tratta Metro A Anagnina-Termini chiusa), sarà sufficiente giocare d’anticipo per arrivare in orario?

No, caro pendolare. Né anticipo né esserti svegliato alle 5 del mattino ti salveranno.

Già, perché in un normale mercoledì di agosto, in una delle fasce orarie più trafficate, nella tratta compresa tra Anagnina e la Stazione Termini, a transitare è un solo autobus ogni 5 minuti.

Tenendo conto della lunghezza del treno metropolitano, che in condizioni normali passa in media ogni 3-5 minuti, considerando la quantità di lavoratori che ad agosto NON va in vacanza e aggiungendo qualche turista mattiniero, ecco il quadro: flotte di persone che vedono scorrere davanti ai loro occhi navette tanto piene da non poter accogliere nemmeno una minuta, ulteriore, unità.

Uno, due, tre, anche quattro gli autobus impossibili da prendere. Fino a quando, venuto meno tutto l’anticipo che tanto astutamente (e così presto!) ci si era ritagliati, non rimane che tentare l’approdo. Ecco allora che con improvvisata spavalderia ci si addentra nella confusione. Gomitate, sguardi disperati, parolacce e affanno, finché non si finisce schiacciati contro il corpo di qualche sfortunato sconosciuto che già a fatica si era ricavato uno spazio e che proprio per queste ragioni non è nemmeno tanto ospitale.

Da quel momento, in perfetto stile fantozziano, iniziano a (non) incastrarsi una serie di sfortunati eventi.

A causa del traffico la navetta impiega più del dovuto ad arrivare a destinazione. Giunti, infine, alla Stazione Termini la prima coincidenza utile non è prevista prima di 15 minuti.

Va beh, aspettiamo.

Arriva, finalmente, e si tratta – neanche a dirlo – del mezzo più vecchio, sporco e tutto fuorché fresco del catalogo Atac.

Va beh, saliamo.

Si supera anche questo ostacolo e inizia la corsa – letteralmente – verso la fermata del terzo e ultimo mezzo di trasporto che (finalmente?) porterà a destinazione.

Sono da poco passate le 8. Il ritardo ormai non può più essere celato.

Dopo “soli” 25 minuti (in barba ai 10 segnalati dalle applicazioni) anche l’ultimo dei tre appare all’orizzonte.

E’ fatta. Puoi sederti, respirare, goderti la del tutto inaspettata aria condizionata che, in queste 08:30 che sembrano già le 14:00, ci voleva proprio.

Sei quasi arrivato, in ritardo di soli 47 minuti.

Alzi gli occhi al cielo. Stavolta è l’aria condizionata a prendersi gioco di te: ti piove in testa.

Sipario.

Redazione

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