Cuneo, la scuola ospita una mostra fotografica sui deportati politici nei campi di sterminio e alcuni liceali si “divertono” a riprendersi mentre fanno il saluto romano davanti ad alcuni manifesti. Video, condivisioni di cellulare in cellulare e le immagini arrivano alla Preside. Sospensione? Sì, ma educativa. Ecco cosa è successo.
La punizione non basta se non vengono forniti gli strumenti necessari a capire qual è stato l’errore. Ecco perché 6 giorni sospensione secondo la Preside del liceo di Cuneo non erano sufficienti. Per quei giovani che non hanno osservato con la giusta importanza la forza simbolica di quei manifesti è stato stabilito un vero e proprio percorso rieducativo.
Una visita all’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, poi la comunità Emmaus di Boves. Segue un incontro in centro di accoglienza e la visita al Sacrario della Madonna degli Alpini. A scuola invece l’obbligo di studiare la resistenza e di partecipare ad attività che stimolino all’inclusione, alla tolleranza e all’impegno civile.
Una reazione, quella del liceo di Cuneo, che “fa scuola” rispetto al valore e al senso delle punizioni. Finalizzate a costruire e non a distruggere.
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