La Lazio gioca un bellissimo primo tempo. Segna una rete da applausi con Immobile grazie alla collaborazione dell’ottimo Correa. Prende un palo ancora con Ciro, sbaglia altre due occasioni. Dominio assoluto, come nel derby. L’uno a zero va strettissimo.
Poi un’altra partita. La Fiorentina, nonostante il forfait di Chiesa, si sposta in avanti e accende la gara, fiammata dopo fiammata, come spesso le succede in casa. La Lazio paga lo spreco di energie iniziali e la Viola pareggia con Muriel. Inzaghi cambia, fa la difesa a quattro, la Lazio riparte, ma è tardi.
Due punti persi, questo è chiaro. Ma su uno dei campi più difficili del campionato: la Fiorentina in casa può mettere sotto chiunque e questo va ricordato.
Lazio, dunque, tra pregi e difetti.
Pregi: il gioco, la qualità del centrocampo, la forza di Immobile, la tecnica di Correa che, se giocasse in un’altra squadra, ora varrebbe decine e decine di milioni. Si trova nella Lazio e dunque niente.
Difetti: il desiderio di gestire la partita, quasi a centellinare le energie. Come chi si sente superiore e ritiene di poter chiudere la gara quando e come vuole.
Le milanesi senza entusiasmare hanno vinto, la Lazio si è fermata a un punto. L’analisi numerica è chiara. Resta da chiedersi: vale più, in prospettiva, questo pari o quelle vittorie contro squadre decisamente inferiori? Stasera toccherà alla Roma e se ne saprà ancora di più.
Roberto Renga
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