Scriveva Seneca nel suo “De clementia”: “Le vendette ripetute soffocano, sì, l’odio di pochi, ma eccitano quello di tutto gli altri.
Come gli alberi potati, rimettono nuovi germogli moltiplicando i loro rami.

Un autore latino aveva già anticipato che l’insegnamento del Cristo, cioè il perdono e non la vendetta, era razionalmente utile.
Certamente su un piano diverso rispetto all’insegnamento di Gesù, ma certamente superiore rispetto al piano di insegnamento odierno dell’economia, che si basa sulla vendetta e sul soffocare i popoli avversari.

Questo infatti, al di là dei proclami retorici, è l’atteggiamento dei popoli dominanti, come la Germania, sui popoli dominati, come Grecia e Italia.

In questo disagio sociale annunciato, esiste anche la senescenza dei popoli.
Persa una visione di fede, l’invecchiamento diventa un problema. Infatti, mentre la senescenza è inevitabile in natura, l’incapacità di adattarsi non lo è, franando sotto la malattia chiamata progresso.
Si tratta a ben vedere di un progresso meccanico del mondo globale, che richiede la fragilità delle coscienze individuali. Così in tutte le epoche, gli imperi e i loro governanti hanno sempre teorizzato la loro immortalità. Quasi a sfidare la natura e Dio.
È successo per gli egizi, i persiani, i romani, i mongoli, i cinesi e gli odierni statunitensi.

La moderna economia capitalistica si considera immortale, anteponendo i diritti del capitale a quelli del lavoro, l’accumulazione del denaro a quella del valore che, come tutti sanno, non è calcolabile in modo oggettivo.
Ditemi se non concordate con l’ultima affermazione quanto valga per voi vostra madre.
È per questa ragione che parlo di economia umanistica, poiché per me essa dovrebbe occuparsi del bene dell’uomo, e non di qualche uomo.
Ci furono autorevoli papi che spiegarono in grandi encicliche questo concetto oggi dimenticato.

La fragilità costruita dall’economia capitalistica richiede che alla antifragilità del sistema corrisponda per pareggio di bilanci la fragilità dell’individuo.
Quando l’essere umano è fragile è necessario che tutto funzioni alla perfezione perché non ci sono accumulazioni di tutele all’individuo, ma solo al sistema.

MalvezziQuotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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